La mia intervista con il Giornale dell’Arte sull’abbassamento dell’Iva per le transizioni di opere d’arte:

Onorevole Mollicone, avevamo avuto modo di parlare, nell’ottobre del 2023, del tema della riduzione dell’aliquota dell’Iva. Proprio con la Legge di Bilancio 2023, l’Italia era stato il primo Paese in Europa ad approvare, con la delega fiscale al Governo, l’abbattimento dell’Iva sulle transizioni di opere d’arte. Ora i tempi sono maturi per questa applicazione che il mondo dell’arte, a gran voce, chiede?

Come Presidente della Commissione Cultura della Camera sono stato al Tefaf di Maastricht proprio per ribadire la nostra vicinanza agli operatori e alle categorie e garantire l’impegno del Parlamento (in accordo con il ministro della Cultura Alessandro Giuli, il ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti e il viceministro del Mef Maurizio Leo, che stanno lavorando intensamente a questo fine)  ad andare incontro alle loro esigenze sull’abbassamento dell’Iva per le opere d’arte. Auspichiamo un intervento entro la fine della primavera. Con una Legge Delega al Governo, approvata grazie a un emendamento a mia prima firma, eravamo stati i primi in Europa a proporre una politica in questo senso. Francia e Germania sono intervenute in reazione alla nostra iniziativa. Crediamo fermamente che sia fondamentale per il comparto. Questo indirizzo è una nostra battaglia storica, come evidenzia anche l’inserimento nel programma di Fratelli d’Italia per le elezioni del 2022. A riprova della volontà del Governo di proseguire, a novembre il sottosegretario alla Cultura Gianmarco Mazzi aveva sottolineato l’importanza di questo tipo di politica attiva durante un’interrogazione sempre in Commissione Cultura della Camera.

C’era grande attesa attorno al Decreto Cultura, perché ci si aspettava che potesse contenere i provvedimenti in materia di Iva. È stato impossibile inserirli a causa di tempi tecnici?

Per quanto riguarda l’emendamento presente nel Dl Cultura, concordato insieme alle categorie, abbiamo chiesto, insieme al ministro Giuli, come da procedimento legislativo, il parere del Ministero dell’Economia e delle Finanze per il computo dell’impatto dell’abbassamento dell’Iva sull’erario. Un decreto legge in conversione ha scadenze puntuali e, data la necessità di approvazione anche al Senato, non ci sono stati tempi tecnici per questo tipo di valutazione, nonostante l’emendamento sia stato riammesso e tenuto fino all’ultimo su mia iniziativa prima dell’approvazione definitiva del decreto.

La Direttiva n. 2022/542/Ue del 5 aprile 2022 partiva dalla premessa che le aliquote ridotte dovrebbero rimanere un’eccezione, e che i beni e servizi che possono beneficiarne dovrebbero non solo costituire un beneficio del consumatore finale, ma perseguire «obiettivi di interesse generale». Ridurre l’Iva sarebbe dunque riconoscere gli «obiettivi di interesse generale» all’interno del mercato dell’arte. Qual è la sua opinione in merito?

L’Italia è per eredità culturale, per qualità delle opere prodotte e per potenziale inespresso uno dei Paesi più attrattivi e strategici per banche, case d’asta e gallerie internazionali. Attualmente il mercato dell’arte in Italia genera un indotto economico di circa 4 miliardi di euro e impiega 50mila persone. Un intervento come quello della riduzione dell’Iva attiverebbe una serie di condizioni favorevoli per salvaguardare il mercato interno e allo stesso tempo aumentare la competitività del mercato italiano sullo scenario europeo. Un mercato dell’arte italiano più competitivo sarebbe una bella notizia non solo per gli operatori ma anche per tutta la filiera culturale.

Quali sarebbero gli immediati effetti positivi della riduzione dell’Iva, in termini di maggiore competitività dell’Italia nel mercato europeo dell’arte?

Come avete detto, il primo risultato dell’abbassamento dell’Iva sarebbe un rafforzamento della competitività del mercato italiano, equilibrandolo a quello degli altri attori europei. Ciò comporterebbe maggiore attrattività per gli investitori che ancora non lavorano in Italia e una prospettiva migliore per chi già colleziona, compra e vende opere d’arte all’interno dei nostri confini nazionali. Un altro effetto positivo sarebbe quello di garantire una base più solida, sicura e soprattutto equa per chi si avvicina a questo settore. Grazie a questi fattori di attivazione, una politica di questo genere, pur garantendo inizialmente minori entrate all’erario, creerebbe un indotto alle casse dello Stato maggiore rispetto a quello attuale. Interventi di questo tipo su altri beni e servizi, come previsto dal Mef e dall’Unione Europea, lo testimoniano.

Recentemente ci sono stati accorati appelli, sul tema, da parte, ad esempio, del Gruppo Apollo, dell’Angamc, e di Italics. Molti sono stati anche gli artisti (come Maurizio Cattelan, Enzo Cucchi, Giulio Paolini, Claudio Parmiggiani, Giuseppe Penone, Michelangelo Pistoletto) che hanno manifestato al Governo la loro preoccupazione. Quali pensa saranno le reazioni una volta attuata la riduzione?

Con i rappresentanti di categoria e con alcuni artisti c’è stato un dialogo costante in fase di elaborazione dei vari passaggi di questa proposta e il confronto continua a essere proficuo. Come ho già sottolineato, direi alle categorie di non farsi incantare dalle sirene dell’opposizione e di non farsi strumentalizzare. Il Parlamento, il Ministro Giuli e il Mef, come detto, stanno lavorando tecnicamente per arrivare alla soluzione.

Quale potrà essere l’impatto sull’erario derivato dalla riduzione dell’Iva? In che modo saranno reperite le necessarie coperture finanziarie?

Gli uffici del Mef sono ancora a lavoro sulla valutazione d’impatto sull’erario e sulle necessarie coperture. Sono già avvenuti al Ministero della Cultura numerosi incontri tecnici per quantificare le cifre.

Nel 2023 ci aveva anticipato anche un suo progetto di porti franchi durante le mostre, delle «no tax area» da svolgersi nel corso delle esposizioni. State lavorando anche a questo?

Nella proposta di legge di «Italia in Scena» a mia prima firma, che arriverà in Aula a maggio dopo l’iter in Commissione, è già inserita una specifica modifica del Codice dei Beni culturali in questo senso. Ancora una volta, nessun ripensamento ma solo i tempi necessari per l’approvazione di un atto parlamentare.

Altra questione aperta, che pone l’Italia in una posizione di svantaggio nell’ambito del mercato, è il meccanismo della notifica. Si sta pensando a una semplificazione anche in questo settore, allineando finalmente la normativa alla disciplina europea?

Sulla notifica e la libera circolazione delle opere reputiamo sia indispensabile una semplificazione e un allineamento della normativa nazionale alla disciplina europea di cui al regolamento n.116/2009 del Consiglio, del 18 dicembre 2008, relativa all’esportazione di beni culturali. In Italia la soglia di valore per le esportazioni per cui non è richiesta la licenza per la circolazione del bene al di fuori del territorio dell’Unione Europea è troppo bassa e costringe gli operatori del comparto a chiedere un’autorizzazione alle Soprintendenze anche quando intendono vendere a clienti stranieri opere di un valore non alto, aumentando le tempistiche dell’affare e rendendo meno appetibili gli investimenti sul nostro mercato. Sarà presente un intervento, anche in questo caso, nella mia proposta di legge «Italia in Scena».

Website Pin Facebook Twitter Myspace Friendfeed Technorati del.icio.us Digg Google StumbleUpon Premium Responsive

Intervista su abbassamento dell’Iva per le opere d’arte

Category: AttualitàNotizie
0
28 views

Join the discussion

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *