Ecco il mio intervento:
“È un onore come Presidente della Commissione Cultura ospitare qui alla Sala della Regina – la più istituzionale di tutta la Camera dei deputati – questa importante operazione di valorizzazione culturale. Saluto il figlio dell’artista Seva Borzak, la sorella Maria Teresa e tutta la famiglia oggi presente. Colgo l’occasione per ringraziare Pino Strabioli per l’impegno dell’organizzazione, il direttore di Rai Documentari Fabrizio Zappi e il produttore Mario Rossini, le cantanti Tosca ed Elena Bonelli e tutte le figure del mondo dello spettacolo che oggi sono presenti per ricordare una voce inconfondibile e unica.
Con questa giornata diamo a Gabriella Ferri il riconoscimento istituzionale che la sua carriera artistica merita.
Il docufilm di Rai Documentari e co-prodotto da Red Film ha rappresentato un primo importante passo nella celebrazione della vita dell’artista. Con questa presentazione completiamo un percorso di valorizzazione che da sempre, fin dai primi anni dopo la sua scomparsa, abbiamo portato avanti.
Come presidente della commissione Cultura del Comune di Roma, insieme al figlio e alla sorella della cantante, avevo voluto ricordarla con un convegno in Campidoglio, che fece da apripista a due importanti iniziative portate avanti dall’amministrazione comunale di allora: un concerto la sera del 21 aprile nel cuore di Testaccio – rione che ha dato i natali alla cantante e l’ha vista crescere – e il via libera alla targa commemorativa in omaggio dell’artista in Piazza Santa Maria Liberatrice.
Parlare di Gabriella Ferri vuol dire parlare di Roma, delle sue strade, delle sue piazze e della gente che la vive. Essere qui alla Camera, tuttavia, ha anche un valore simbolico. Il Parlamento è il centro – politico, ma anche culturale – di tutta la Nazione. Gabriella Ferri è stata ambasciatrice di questa città e delle sue tradizioni nel mondo, ma ha dato anche un contributo fondamentale nella promozione e nella diffusione di tutta la canzone italiana.
La ricorderemo per sempre come una donna “con la rabbia nel cuore”, orgogliosa delle proprie radici, ma anche come una delle voci più emozionanti che hanno penetrato i sentimenti di tutti gli italiani. Diva e insieme antidiva, cantava per una necessità dell’anima, sfrontata ed emancipata. Se ne è andata lasciando un’impronta forte, non solo come innovatrice della canzone romana, ma anche come interprete versatile, forte e sincera di stili diversi. Penso alla raccolta “Canti Di Versi” dove, tra ritmi jazz, tanghi e flamenchi, tiene insieme omaggi a Amália Rodrigues, canzoni sue e di autori celebri come Paolo Conte, Luigi Tenco e Ennio Morricone.
Il giorno dopo la sua morte, il Messaggero titoló “adesso il cuore di Roma è più povero”. Dopo vent’anni, con assoluta certezza, possiamo dire che la sua eredità artistica e la sua voce graffiante continuano ad accendere il cuore della Nazione, come un ritornello che – al contrario della canzone “Sempre” – nessuno dimenticherà mai.”