Questo provvedimento dà un riconoscimento a quei teatri che rappresentano la tradizione italiana e il testo segue sicuramente un indirizzo politico, come è giusto che sia: siamo il Parlamento italiano e diamo gli indirizzi politici. Con questa legge si dà valore ai teatri e contemporaneamente si dota il ministero della Cultura di una procedura chiara e riconoscibile di ampliamento dei teatri come monumenti nazionali. Finora questo non accadeva. Tutti i teatri che progressivamente raggiungeranno i requisiti potranno richiedere questo riconoscimento. E’ falso affermare che questa legge si fermerà al 1924: di anno in anno altri teatri potranno chiedere di fare parte della lista dei teatri monumento nazionale. Inoltre, sono state dette cose false: prima c’erano le indicazioni dei singoli colleghi sul territorio e a questo a noi non scandalizza: non è una marchetta ma fare il proprio dovere sul territorio. Dovete finirla di parlare di marchetta se un deputato presenta una proposta di legge perché ci è arrivato per primo, o per guizzo, e questo sia dalla maggioranza che dall’opposizione. Dovete smetterla di criminalizzare chi ha una intuizione e fa una proposta. Marchetta: questo orribile vocabolo dovrebbe uscire dall’Aula sembra di assistere a maestri di tetrapiloctomia, altro non è che l’arte di tagliare il capello in quattro, come diceva Eco. Invito l’opposizione a fare un discorso alto e guardare alla visione complessiva delle politiche culturali. Con il ministro Sangiuliano e il sottosegretario Mazzi stiamo lavorando per l’esercizio della delega sul Codice dello Spettacolo in cui il Parlamento sarà centrale e stiamo lavorando per i progetti multidisciplinari: portando lo spettacolo dal vivo nelle aree archeologiche e nei musei, o rendendo i teatri luoghi di formazione. Non accettiamo lezioni da nessuno. Siamo la maggioranza ma siamo aperti e disponibili ad accettare il confronto e le proposte che non siano ostruzionistiche e pretenziose dell’opposizione.