I videogiochi hanno compiuto un’operazione di grande fuoriuscita dal perimetro classico dell’ambito strettamente ludico diventando un vero e proprio linguaggio, un lessico innovativo che va a ispirare il cinema e fa da ponte con la letteratura. C’è un cross over importante.
Già dalla scorsa legislatura portammo avanti delle iniziative di emendamenti e di sostegno all’industria italiana del videogioco. Si tratta soprattutto di piccole e medie imprese e dobbiamo sostenerle per farle crescere. Anche in questa legislatura, ci siamo occupati da subito della pirateria digitale che riguarda anche i videogiochi: la legge approvata in tempi record alla Camera potrebbe essere pronta e approvata definitivamente entro giugno. Una legge che va a salvaguardare diecimila posti di lavoro, anche nel gaming, e 700 milioni di Pil.
In Parlamento c’è la consapevolezza che le start up italiane vanno sostenute e in questi giorni abbiamo avviato un’indagine conoscitiva e c’è anche un testo incardinato del collega Orfini e della Ascani sulle start-up innovative e abbiamo intenzione di arrivare a un testo unico trasversale di commissione. Con il sottosegretario Borgonzoni poi stiamo facendo un lavoro insieme affinché strutture di eccellenza come Cinecittà possano essere di supporto alle startup del gaming. C’è un sistema Italia che deve intervenire.
C’è poi il tema della formazione e dell’educazione. In Italia c’è un pregiudizio rispetto alle materie Stem che invece garantirebbero un assorbimento del 98 per cento dei laureati in queste discipline. Noi siamo la patria della classicità, che va difesa, ma penso che il settore dei videogiochi debba essere integrato nei piani di formazione della didattica. Pensiamo che possa fare da propulsore: è auspicabile infatti orientare il settore dei videogiochi anche sull’educazione perché sappiamo che il cervello apprende più dalle immagini e dall’audio che dalla parola scritta, pur rimanendo io un grande bibliofilo. Si tratterebbe di un’innovazione utile per la didattica e di un nuovo mercato per le aziende. Come Parlamento, siamo sostenitori di questa industria giovane e creativa. Il gioco può avere un’applicazione trasversale e può aprire nuovi mondi senza fare l’errore strategico industriale di vendere i nostri creativi all’estero. Qui deve intervenire il governo per mantenere un patrimonio italiano di creatività.