Jan Karski è stata una voce delle vittime, di chi ha sofferto di una tragedia – come quella della Shoah – senza precedenti. Nato Jan Kozielewski, prese definitivamente il nome in codice di Jan Karski. Fu uomo di profondo eroismo, dalle molteplici vite e dal grande coraggio. “Ricorda” (Rember This) è il film che parla della sua storia, interpretato da David Strathairn diretto da Jeff Hutchens & Derek Goldman, prodotto da Eva Anisko e proiettato presso l’Aula dei Gruppi Parlamentari della Camera in anteprima nazionale.
L’evento, promosso in occasione dell’80esimo anniversario della rivolta del Ghetto di Varsavia e della visita ufficiale del Presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella in Polonia, è stato organizzato dalla Presidenza della Commissione Cultura e ICAS “Intergruppo Cultura, Arte, Sport”, in collaborazione con l’Ambasciata di Polonia in Italia.
Karski fu scelto quale emissario del Governo polacco in esilio, che allora aveva sede in Francia. Sotto pseudonimo, dopo un viaggio estremamente rischioso attraverso le montagne consegnò i rapporti della Resistenza, ma al ritorno doveva trasportare sul suo corpo 40 libbre di valuta e nella sua mente – memorizzato parola per parola, era dotato di un’infallibile memoria fotografica – tutto il piano del governo per incorporare la resistenza militare in uno Stato clandestino vero e proprio. Nel corso di un’altra missione fu catturato dalla Gestapo in Slovacchia, torturato e poi liberato da giovani soldati polacchi. Continuò, nonostante la crudeltà della tortura che lo portò quasi al suicidio prima di rivelare i segreti della Resistenza, la sua battaglia per la resistenza polacca. Gli venne affidato l’incarico di entrare per due volte nel Ghetto di Varsavia. Nell’agosto 1942, vi entrò dallo scantinato di una casa sul confine del Ghetto, travestito con abiti cenciosi su cui era cucita la stella di David. Lo accompagnava l’avvocato Leon Feiner, che per tutta la durata della visita continuò a mormorargli: “Ricordati di questo, ricordatelo”. Karski di sua iniziativa trascorse un’ora vestito da guardia estone nel campo di Izbica, un campo di transito per gli ebrei che venivano deportati a Belzec. Dato che ogni “gruppo” era di circa 5000 persone e le baracche potevano ospitarne solo 3000, Karski in quella giornata fredda e piovosa vide “una folta, pulsante, fremente e rumorosa massa” di uomini, donne e bambini.” Su camion su cui potevano salire 40 persone ne venivano ammassate a centinaia.
Jan Karski vide con i propri occhi gli orrori dell’Olocausto. Scrisse tre rapporti. Uno dei tre, quello scritto di suo pugno, fu redatto a Londra e presentato ai governi alleati. Nel 1943 Jan Karski lo portò negli Stati Uniti e lo trasmise al presidente degli Stati Uniti e alle cariche apicali dell’amministrazione Roosevelt. Ciò che Jan Karski scrisse fu considerato così tragico che molti si rifiutarono di credere che potesse esistere al Mondo questo orrore. Per il suo operato Karski è stato insignito del titolo di Giusto tra le nazioni e nel 2016 di titolo di Generale da parte del presidente polacco Duda.
Karski è stato un eroe europeo, una grande figura storica, un eroe che ha dedicato tutta la sua giovane vita a lottare per la libertà della Polonia e dell’Europa tutta.
Sotto una doppia occupazione, il popolo polacco ha sopportato mali indescrivibili: penso al massacro della foresta di Katyn, in cui furono uccisi 22 mila tra ufficiali, politici, giornalisti, professori e industriali polacchi. Mosca diede subito colpa a Berlino ma una Commissione internazionale accertò le responsabilità dei russi. Tra i componenti della commissione figura per il suo coraggio anche l’italiano Vincenzo Palmieri, professore universitario che nel dopoguerra venne sottoposto a una sistematica opera di linciaggio mediatico dagli ambienti comunisti. Solo nel 1990 la Russia riconobbe la propria matrice del massacro. Penso all’Olocausto, al ghetto di Varsavia, alla rivolta del ghetto di Varsavia e alla morte di un polacco su cinque.
I ricordi di coloro che morirono nella Rivolta di Varsavia risuonano attraverso i decenni. Erano patrioti polacchi, patrioti europei, patrioti dell’Occidente. La nostra libertà, la nostra civiltà dipendono da questi legami di storia, cultura e memoria. Nel gennaio del 1943 apparvero questi manifesti: ‘Svegliati o popolo e lotta! … Che ogni madre diventi una leonessa in difesa dei suoi piccoli! Che nessun padre veda con rassegnazione la morte dei figli! Che il nemico paghi col proprio sangue la vita di ogni ebreo! Che ogni casa diventi una fortezza! Nessun ebreo deve più morire a Treblinka! Preparatevi ad agire! Siate pronti!