Abbiamo celebrato i 700 anni dalla morte di Dante Alighieri con il primo numero del 2021 di CulturaIdentità, mensile fondato da Edoardo Sylos Labini e diretto da Alessandro Sansoni, presentato in conferenza stampa nella Sala Stampa della Camera dei Deputati. “Dante, 700 anni di vero rock” vede in copertina (firmata da Giuseppe Veneziano) Dante in versione rockstar.
La cultura delle identità è Dante con la Divina Commedia, ma non solo – sappiamo, con il Convivio, sappiamo, con il De vulgari eloquentia – ne fa un manifesto assolutamente divino. Per cui va ripreso, va diffuso il più possibile, va vissuto, e soprattutto va spiegato anche con nuovi linguaggi, soprattutto per la generazione Z. Io ho un ragazzo di 15 anni che non legge più, praticamente, ma impara dai video, dalle esperienze multimediali. Ed è una nuova forma di apprendimento su cui però bisogna riuscire a trasmettere anche questi messaggi.
La battaglia per la difesa della lingua italiana comincia proprio dal Parlamento. La portiamo avanti quotidianamente anche con il vicepresidente Rampelli che corregge i verbali della Camera troppo spesso infarciti di anglismi e di espressioni straniere. C’è una battaglia storica per il rispetto della lingua italiana addirittura nei nomi delle leggi, vedi “jobs act”, “revenge porn”: tutte espressioni che testimoniano una sorta di genuflessione culturale alla cosiddetta cultura “globish” che va al di là del “prestito”. Se in Parlamento le leggi del Governo vengono stravolte con nomi inglesi, questa è un’offesa e un oltraggio alla lingua italiana.
Un aspetto significativo che emerge da questo numero è quello della capacità di provocazione e di dibattito sulle categorie, religiose o sessuali, che Dante Alighieri provoca. La Divina Commedia diviene quindi anche un manifesto del pensiero forte che non ha paura di confrontarsi con le categorie, e in questo appaiono risibili i tentativi di correzione e di censura che stanno emergendo con la “cultura della cancellazione” che evoca in maniera sinistra “1984” di Orwell.