Governo: su cultura da Conte nessuna visione

Governo: su cultura da Conte nessuna visioneAbbiamo seguito con estrema attenzione le linee programmatiche presentate dal presidente Conte e pur ritenendole sommarie e superficiali su molti temi ci ha colpito l’assoluta assenza di una visione riformatrice sulla cultura. Non vorremmo che anche con il governo del sedicente cambiamento la cultura e il turismo siano ambiti considerati minori. L’indotto culturale produce il 5 % del Pil e riceve dallo Stato lo 0,7. Non capire che investire in cultura vuol dire creare lavoro e valorizzare il nostro patrimonio archeologico e museale significa non avere una strategia di governo sui beni culturali materiali e immateriali. Mettiamo a disposizione, pur dall’opposizione, le nostre proposte per la cultura: valorizzare l’Italia del museo diffuso storico e archeologico, del teatro,della danza, della musica lirico sinfonica, della Rievocazione storica e delle tradizioni popolari anche attraverso la deducibilità delle spese per consumo culturale personale; il rafforzamento degli strumenti di sussidiarietà pubblico-privato. Il reintegro del 2 x mille alle associazioni culturali e di promozione sociale; l’affitto a lungo termine a musei esteri del nostro materiale storico e artistico inutilizzato; un piano straordinario di manutenzione delle nostre città, la riqualificazione delle periferie, del paesaggio e dei siti di interesse monumentale anche attraverso la sostituzione edilizia. Al ministro Bonisoli lanciamo queste proposte e un allarme.

L’allarme riguarda l’assegnazione dei fondi del FUS che, incredibilmente, sono ora in assegnazione con commissioni per danza e teatro, nominate a Gennaio 2018, ovvero poco prima dello scioglimento delle Camere. Ci arrivano in queste ore, infatti, notizie allarmanti di esclusioni eccellenti di realtà culturali nella danza e nel teatro che sempre hanno vista riconosciuta la propria professionalità e creatività. Chiediamo al ministro Bonisoli di congelare l’esito delle graduatorie e far verificare tutto in autotutela per evitare ricorsi che già si prefigurano per poi procedere ad una rivoluzione del Fus, in quanto così com’è non garantisce parità di accesso e rispetto delle produzioni artistiche. I fondi assegnati condizioneranno per 3 anni il panorama culturale italiano e saranno stati determinati da commissioni nominate da un governo uscente senza più alcuna legittimazione.

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