Al di là del merito- su cui ci sarebbe molto da discutere rispetto alla tesi del film ”Ustica” che prende in considerazione solo la sentenza Priore assolutamente non definitiva- ci addolora vedere come il nome di Enzo Fragalà – con cui mi onoro di aver collaborato per anni prima in Commissione Stragi e poi come consulente alla Mitrokhin- venga usato per descrivere un rappresentante del governo depistatore e, addirittura, mandante di omicidi.
Certo il Fragalà del film è calabrese e non siciliano, comunque del Sud, e sottosegretario carica che Enzo Fragalà non ricoprì mai. Ma è evidente la damnatio memoriae e crediamo che il motivo di tale vendetta postuma risalga in uno scontro di tesi su un altro film di Martinelli, quello su Aldo Moro ” Piazza delle Cinque Lune”, di cui fui testimone diretto.
Come ufficio stampa del Gruppo An in commissione Stragi, infatti, gestii io la comunicazione con cui Enzo Fragalà attaccò duramente la tesi del film rispetto alla matrice americana del sequestro Moro. Tesi che avversammo duramente creando una dura polemica con il regista e sostenendo quanto non fosse corretto, con i soldi pubblici, rappresentare una verità non sostanziata da atti processuali o dalla commissione d’inchiesta. Una tesi dura, ma assolutamente pertinente e legittima che mi sento di ribadire ancora oggi in nome e per conto suo.
Enzo Fragalà era un galantuomo e un cercatore di verità che rispettava gli avversari. La sua oscura morte per mano mafiosa non cancella gli anni appassionati di ricerca della verità tra le pagine strappate della storia repubblicana attraverso il lavoro delle Commissioni d’inchiesta. Credo che chi l’abbia conosciuto, al di là delle appartenenze e dei ruoli, debba oggi difenderne la memoria. Esprimo a nome mio e del movimento la solidarietà alla famiglia per l’oltraggio subito.