Nerone torna a Roma. E lo fa grazie al coraggio di Edoardo Sylos Labini e di Massimo Fini, autore del libro da cui è stato tratto il testo teatrale con l’adattamento di Angelo Crespi. Al Quirino dal 19 al 31 gennaio. Imperdibile.
Nessuno aveva trovato il coraggio di mettere in scena il testo di Massimo Fini e finalmente Edoardo Sylos Labini lo ha fatto. Incurante dei pregiudizi storici e di una vera e propria damnatio memoriae. Nerone non bruciò Roma, furono i cristiani a farlo probabilmente. Certo era interessato più all’arte che al comando. La madre Agrippina lo dominò fino… a morirne. Ma fu un grande esteta e amante della cultura e del popolo. Laddove populista non va considerato un insulto, sopratutto di questi tempi. Impossibile non cogliere il sillogismo che Labini vuol evocare con i nostri tempi. E, in fondo, il teatro è anche impegno civile.
Lo spettacolo in due atti arriva diretto, senza mai annoiare, con musiche ed effetti sonori emozionali. Colpisce la chiusura e ci lascia il ritratto di un grande personaggio, tragico e nietzschiano. Andarlo a vedere è un obbligo morale per chi, come noi, vive controvento. Bene Fiorella Ceccacci Rubino e applausi tutto il cast per il coraggio e la bravura.