“Guarda quassù, sono in paradiso…”. Con queste parole di Lazarus il singolo dell’ultima opera, David Bowie ha compiuto il suo passaggio terreno. Il mondo degli studiosi di esoterismo e simbologie tradizionali si è sbizzarito.
“La stella nera” il titolo del suo ultimo lavoro, pubblicato tre giorni prima della morte, è lì a evocare, suggestionare, provocare. Qui non vogliamo ricostruire la sua carriera artistica eclettica, al di là del bene e del male e di ogni morale. Questo lo lasciamo fare ai musicologi e, del resto, la sua musica è conosciuta da tutti e per ognuno ha rappresentato una fase della propria crescita.
A noi interessa la metafora, l’allegoria, il messaggio che Bowie ci ha voluto lasciare. Davvero ha pianificato la sua morte come un’opera d’arte? Se così fosse e, davvero sembra, non possiamo non far riemergere dal suo percorso artistico ed esistenziale la passione incondizionata verso un altro grande e controverso artista che in modo più evidente trasformò la sua morte in un rituale tradizionale: Yukio Mishima, scrittore, drammaturgo, attore giapponese e in ultimo “samurai” contemporaneo scagliatosi contro la decadenza morale di cui lui stesso aveva fatto parte con la forza sferzante del suo seppuku dinanzi al Giappone. E forse di là da molte analisi nella foto che pubblichiamo, abbiamo il simbolo e il senso profetico della scelta di Bowie. Un giovane David, nella sua fase berlinese sdraiato in un sonno profondo su cui veglia un dipinto espressionista realizzato sempre dall’artista inglese proprio di Yukio Mishima. E non è un caso allora che Bowie avesse inserito nei suoi cento libri preferiti “ Il senso della Gloria” di Mishima. E chissà, probabilmente, avrà letto anche Confessioni di una maschera oLezioni spirituali per giovani samurai. Sicuramente David ammirava Yukio e il suo essere contemporaneamente simbolo della decadence dei costumi ed eroe della rinascita spirituale.
David Bowie ha fatto la scelta di essere un oltreuomo. E più che la magia nera o alla visione di Crowley, le evocative immagini simboliche del video di Blackstar ci appaiono più come il richiamo all’eterno ritorno nietzschiano. Del resto, lui stesso ammetterà la lettura del filosofo tedesco che più di tutti, tra i moderni, aveva riunificato la cultura orientale e occidentale lungo il filo comune del pensiero tragico.
E quindi la rinascita con Lazarus diviene un messaggio di speranza e un mistero. Mishima è lì a ricordarcelo: “In fin dei conti, nella vita umana non vi sono misteri. Il mistero permane solo nell’arte, e il motivo di ciò è che il mistero è necessario all’arte”.
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