Il teatro Costanzi rappresenta la storia e la memoria della lirica italiana. Qui Pietro Mascagni mise in scena la prima nel 1890, de La cavalleria rusticana e fece il direttore artistico nel 1909. Sempre nel teatro lirico di Roma, Giacomo Puccini rappresentò la prima della Tosca, il 14 gennaio 1900, indissolubilmente legata a Roma e la Fanciulla del West diretta da Arturo Toscanini, e Ruggero Leoncavallo mise in scena la prima di Maia. Senza considerare i grandi direttori d’orchestra che vi hanno diretto. Toscanini, von Karajan, Abbado, Sinopoli, Maazel, fino a Riccardo Muti e tanti altri nomi immortali della musica.
Poi arrivano Ignazio Marino e Carlo Fuortes e cancellano tutto. Per ignoranza, arroganza e incapacità gestionale. La tradizione e la storia della lirica italiana spazzate via in pochi mesi con la scusa di problemi sindacali e gestionali. Gli stessi che esistevano anche quando governava il centrodestra. E Francesco Merlo che con la sua mirabile prosa proprio non ce la fa a non dare addosso alla destra anche quando il disastro lo fa la sinistra, finge di non sapere che il bilancio della fondazione lirica fu certificato in pareggio dalla Corte dei conti per ben due anni e dai revisori anche per il terzo. Gli stessi revisori, che dopo l’arrivo di Carlo Fuortes (sper)giurarono il contrario.
In realtà, agli attoniti orchestrali e cantanti amanti della lirica sfugge il vero progetto in atto da parte di una lobby davvero sinistra: smantellare gli enti lirici a favore della Scala e di Santa Cecilia. Quest’ultima riconosciuta autonoma tre giorni fa dal Mibact, guarda caso, e magari pronta a gestire la stagione dell’Opera.
Li conosco i musicisti e i coristi dell’Opera di Roma a cui va tutta la mia solidarietà. Appassionati e amanti del proprio lavoro. Ci ho lavorato insieme quando ero un umile figurante ventenne. Li ho poi incontrati come rappresentanze sindacali una volta divenuto Presidente della Commissione cultura. Sindacati talvolta corporativi e irragionevoli, ma comunque rappresentanti dei lavoratori. E con noi c`era la pace sindacale e la grande lirica. Ora solo macerie. E Pagliacci.