Ecco il testo della lettera aperta censurata dai campioni della libertà d’espressione che occupano il Valle
“Cari” (nel senso di esosi) occupanti del Valle,
Quanto è triste la prudenza, ma ancor più triste è la menzogna.
Non criminalizziamo le lotte popolari se queste sono ispirate da veri sentimenti di giustizia sociale e promosse in zone degradate a difesa di povera gente o ragazzi emarginati.
Quella del Teatro Valle, però, non ha niente a che fare con tutto questo.
È il furto di un meraviglioso teatro pubblico del ‘700 pianificato a tavolino- durante lo scioglimento dell’ Eti -da qualche burocrate e da quella cerchia radical chic di “figli di” che dal teatro sono tutt’altro che emarginati.
Quanto è triste la prudenza, ma ancor più triste è la menzogna.
Tra di voi figli di papà o di ex segretari generali del Quirinale o, peggio, ex presidenti della Rai. Molti lavorano e si fanno pagare i diritti Siae proprio da quel sistema teatrale chiuso – per colpa dei vostri padri – che denunciano. E mentre occupate un teatro pubblico impedendone l’avvio della stagione che era già pronta (e di questo sono testimone diretto) c’è chi va in scena all’India, all’Argentina o gira film da protagonista.
Quanto è triste la prudenza, ma ancor più triste è la menzogna.
Avete estorto soldi a chi veniva pensando di esibirsi in uno spazio libero, speculando su un bene pubblico che non vi appartiene e per cui i cittadini romani vi pagano luce, rifiuti e tutte le spese. Occupate ma chiedete la disoccupazione. Molti di voi prendono la disoccupazione dell’Enpals. Enpals che, però, non viene mai pagato per le vostre attività al Valle, come se fosse un dovere del resto dei lavoratori, degli spettatori e della gente comune pagarvi la “disoccupazione” con i loro contributi e le loro tasse, e non pagare voi – privilegiati -per le attività degli altri che magari lavorano in luoghi di confine geografico o sociale e non raggiungono i contributi per avere la disoccupazione.
Quanto è triste la prudenza, ma ancor più triste è la menzogna.
A voi tutto è permesso. Fate una fondazione su un bene rubato perché siete figli di quei magistrati che non aprono fascicoli se, appunto, i loro figli o amici dei figli occupano un teatro pubblico perché il coro progressista, all’inizio, è pronto ad intonare il Te Deum. Fino a quando non esagerate, pensando di sostituirvi a loro. Allora, anche i vostri padri o fratelli maggiori, che non sono meglio di voi, vi attaccano come sta succedendo in questi giorni. Uno scontro tra privilegiati.
Volete sapere chi siete?
Siete dei millantatori. Siete dei ladri. Siete casta e oligarchia. Siete i nemici della cultura libera. Siete un’associazione a delinquere finalizzata alla truffa ideologica e all’occupazione abusiva.
I veri rivoluzionari? Io li conosco i veri rivoluzionari.
Sono quegli attori, registi e tecnici delle piccole compagnie che hanno piccoli teatri per cui faticano a pagare l’affitto. Sono quelli che pagano l’Enpals e i diritti Siae quando un loro attore va in scena. Sono quelli che si vendono casa per onorare i debiti della compagnia o che si autoproducono lo spettacolo pur di andare in scena.
Se Pasolini fosse vivo vi maledirebbe come fece con gli studenti/borghesi che si scagliavano contro i proletari/poliziotti nel ’68. Noi stiamo con chi ama il teatro e ne vive le sofferenze, giorno dopo giorno, che sia di destra o di sinistra non importa. Qui la politica non c’entra.
Ora lo spettacolo è finito.
Il sipario sta calando sulla vostra arrogante protervia. Restituite il Valle ai romani e alla cultura italiana, questa sì bene comune.
E il popolo riavrà ciò che gli appartiene.
Viva la rivoluzione. Quella vera.