Anche ieri abbiamo parlato su questo sito del tema inerente il restauro del Colosseo, e delle polemiche collegate ad esso. Personalmente sono pienamente d’accordo con il sottosegretario Francesco Giro, quando considera il mecenatismo e la sussidiarietà come strumenti fondamentali per la valorizzazione del patrimonio culturale romano e italiano. In questo senso ricordo come Roma Capitale sia stata capofila sul fronte della sussidiarietà, istituendo un circuito permanente denominato “Roma segreta dalla A alla Z”, grazie al quale l’Amministrazione ha assegnato ad associazioni culturali qualificate la gestione di 17 siti archeologici cittadini, a torto considerati minori. Mecenatismo e sussidiarietà non possono però prescindere dalla trasparenza. Per questa ragione, pur non mettendo in discussione la bontà dell’accordo con Tod’s Spa sul Colosseo, abbiamo chiesto di vedere il testo della convenzione, che ricordo non essere stata inviata neanche per conoscenza all’Amministrazione capitolina. Solo per aver sollevato questa obiezione in una trasmissione televisiva, ho ricevuto una diffida legale da parte di Tod’s Spa, in cui si chiede testualmente al sottoscritto l’astensione “dall’esprimere ogni eventuale arbitraria, nonché non veritiera informazione sul contenuto dell’accordo relativo ai lavori di restauro del Colosseo”. Un atto inaccettabile che ritengo ai limiti dell’intimidazione. Non solo continuerò a parlare, ma in virtù del ruolo istituzionale che ricopro ribadisco i seguenti interrogativi: perché ad aprile 2010 si é parlato di una cordata guidata dal signor Della Valle finita poi nel nulla? Quali sono le differenze sostanziali tra il bando di agosto 2010 e la convenzione successiva? Perché il signor Della Valle non ha partecipato al bando, andato poi deserto? Per chiarire definitivamente i contorni della vicenda, inviterò in audizione, in una prossima seduta della commissione Cultura, il commissario Roberto Cecchi e un rappresentante della Tod’s Spa.