Roma si configura sempre di più una capitale della cultura, come dimostrano i numeri delle presenze in città. Sicuramente in questo periodo estivo a trainare il turismo sono soprattutto le attrattive culturali che la nostra città offre, non solo ai turisti ma anche a molti romani, e questo nonostante la crisi. Lo conferma un’indagine di Zètema Progetto Cultura, una crescita positiva rispetto allo scorso anno con 164.269 visitatori contro i 161.089 dell’estate passata. Il luogo più visitato sono i Musei Capitolini che tra giugno e luglio hanno registrato quasi 20mila presenze, seguiti dall’Ara Pacis che nonostante le polemiche relative al suo contenitore architettonico, esercita una grande fascinazione sul pubblico. Come presidente della commissione Cultura del Comune di Roma, posso affermare senza esagerare, che in questo modo vince il modello culturale di Alemanno, malgrado la rinuncia a certe spettacolarizzazioni tipiche della passata amministrazione veltroniana. Dall’animazione di Natale alla notte dei musei, fino al nuovo circuito culturale di Roma in scena -creato addirittura con una delibera di Consiglio ideata e realizzata dalla commissione Cultura che presiedo con il sostegno di Zètema- la giunta Alemanno ha messo al centro del sistema culturale i musei e i luoghi archeologici di Roma. Questi, non più solo intesi come contenitori, ma come luoghi dove rendere protagonisti compagnie teatrali e musicali fino ad oggi ostracizzate dai circuiti ufficiali, molti dei quali purtroppo, ancora in mano ai funzionari del minculpop veltroniano, ossessionati dai dettami marxisti per cui sono convinti di dover educare le masse alla cultura con la C maiuscola, intrisa di uno sperimentalismo ormai datato che mortifica i classici, quando addirittura non li oblitera dai cartelloni. Al contrario nuovi circuiti ricorrenti come Roma in scena sono un modello da seguire sia dal punto di vista della partecipazione che dei contenuti, molti classici infatti sono stati rappresentati nei musei insieme a nuovi testi, e inoltre perchè tali modelli dimostrano cosa possa fare una commissione Cultura, ovvero essere un laboratorio per la città e non solo per una parte politica.