L’immigrazione è sicuramente uno degli aspetti sociali mondiali più controversi e problematici, in quanto a questo fenomeno vengono spesso associati l’aumento della delinquenza e della criminalità, in particolare perchè le persone che giungono nelle nazioni cosiddette sviluppate, non dispongono quasi mai di un’occupazione e conseguentemente di un reddito fisso. Ma l’immigrazione può anche avere aspetti positivi, nello specifico quando si parla di persone che possono rispondere a esigenze di manodopera carenti nel Paese di destinazione. La mostra “Roma: quando l’immigrazione produce”, allestita presso il Museo di Roma in Trastevere, che ho presentato ieri come presidente della commissione Cultura insieme al presidente della Confcommercio Pambianchi e da quello di Zetema Marcolini, racconta a questo riguardo di come otto persone arrivate in Italia da tutto il mondo, siano diventate dei piccoli imprenditori. Sedici fotografi, nove giornalisti e otto piccoli imprenditori, hanno realizzato insieme, ognuno con la propria specificità, questa mostra che racconta attraverso 100 scatti e parole, la vita di otto immigrati in rappresentanza di quattro continenti, arrivati in Italia e fermatisi a Roma che, grazie al lavoro e alle idee sono oggi perfettamente integrati. Ecco allora la storia di Pilar che viene dall’Ecuador e che inventa addobbi per le feste o quella di Roman barbiere ucraino, della pasticcera filippina Bebot e dell’eritrea Yohannes che si occupa di ristorazione etnica. Una immigrazione questa, che fa emergere il lato positivo di queste culture.