Con questa lettera voglio rispondere a quella scritta da Francesco Totti a Rutelli e pubblicata oggi da Il Messaggero.
“Capitano,
mi rivolgo a te confidando nella tua “neutralità” quando in gioco c’è la sensibilità per le problematiche sociali di Roma, per gli anziani, ma soprattutto per la tutela dei bambini.
Mio figlio come il tuo è rimasto vittima di quella “disattenzione” di Rutelli prima, e di Veltroni poi, che ci hanno fatto condividere lo stesso destino per la grave assenza di asili nido.
Due professioni differenti le nostre, e sicuramente una visibilità diversa. Ma entrambi romani e padri, che si sono trovati a “condividere” la stessa “odissea” per i propri figli. La stessa di tante famiglie a Roma.
Due bambini, i nostri, rifiutati dalle graduatorie delle liste pubbliche, dove c’è una lista di 16 mila bambini, e poi costretti ad andare in un asilo privato che a novembre è stato addirittura chiuso dalla Asl perché mancavano le uscite di sicurezza.
Sei simbolo dello sport positivo. Al di là del tifo, “esempio” per i giovani. Il tuo impegno nel sociale, la solidarietà dimostrata con ironia non deve però essere sfruttata a vantaggio di uno piuttosto che di un altro partito politico.
Non lasciare che la solidarietà genuina si trasformi in uno spot elettorale. Quella di cuore, del ragazzetto cresciuto nella Testaccio popolare, che fa apprezzare l’uomo ancor prima che il calciatore. Spot che vorrebbe la candidatura di Rutelli come garanzia nel portare avanti progetti nel sociale. Perché quanto vissuto dai nostri figli, così come da tanti bambini a Roma, fa pensare a tutto tranne che ad una politica finora attenta e preoccupata di risolvere tali problematiche.
Per questo auspico che in futuro possa continuare a mantenere quello spirito solidale super partes, neutrale, che ad oggi hanno condiviso anche i molti tifosi romanisti, che vivono male in una città dove non ci si riesce a muovere, a lavorare.
Un profilo semplice ma alto, come il ruolo che rivesti imporrebbe. Capitano di virtù e di goal, non di spot elettorali”.
Federico