Roma divina, a Te sul Campidoglio
dove eterno verdeggia il sacro alloro
a Te nostra fortezza e nostro orgoglio,
ascende il coro
Salve Dea Roma! Ti sfavilla in fronte
il Sol che nasce sulla nuova storia;
fulgida in arme, all’ultimo orizzonte
sta la Vittoria.
Sole che sorgi libero e giocondo
sul colle nostro i tuoi cavalli doma;
tu non vedrai nessuna cosa al mondo
maggior di Roma.
Per tutto il cielo è un volo di bandiere
e la pace del mondo oggi è latina:
il tricolore canta sul cantiere,
su l’officina.
Madre che doni ai popoli la legge
eterna e pura come il Sol che nasce,
benedici l’aratro antico e il gregge
folto che pasce!
Sole che sorgi libero e giocondo
sul colle nostro i tuoi cavalli doma;
tu non vedrai nessuna cosa al mondo
maggior di Roma.
Benedici il riposo e la fatica
che si rinnova per virtù d’amore,
la giovinezza florida e l’antica
età che muore.
Madre di uomini e di lanosi armenti,
d’opere schiette e di penose scuole,
tornano alle tue case i reggimenti
e sorge il sole.
Sole che sorgi libero e giocondo
sul colle nostro i tuoi cavalli doma;
tu non vedrai nessuna cosa al mondo
maggior di Roma.
Si lo so. Qualcuno penserà che enfatizzo così tanto l’attesa perché la mia elezione è legata alla vittoria di Alemanno. In realtà, non è così. Vincere a Roma per me, come per tutti quelli della mia generazione e ancor prima di quella di mio padre, è un mito incapacitante che ha attraversato i decenni e le generazioni. Per noi cresciuti “dalla parte sbagliata” Roma è, appunto, un mito. Anzi è il mito. Un connubio di identità millenaria, suggestione, amore e voglia di riscatto. Non potete capire, se non andando a cercare tra le pagine mai scritte e mai lette della nostra storia. Una storia con la s minuscola che evoca e si nutre di quella con la S maiuscola. Più generazioni che hanno amato, odiato e lottato perché Roma gli appartenesse davvero. Camminare, ogni giorno, laddove Giulio Cesare mosse i primi passi nella subburra delirando e poi realizzando, con forza visionaria, la grandezza del suo impero. Attraversare l’area sacra di largo Argentina, dove lo stesso Cesare troverà la certezza dei suoi sogni premonitori. Ecco questa è Roma. Emozionarsi, nel leggere la descrizione strabiliante che la Yourcenar affida ad Adriano. Qui sgorga la nostra passione per Roma. Ma non è la nostalgia polverosa degli studiosi o la storiella della guida turistica. E’ la consapevolezza dell’appartenenza. Quello spirito silenzioso che alberga in ognuno di noi e si nutre di noi stessi e ci costringe ad immaginare lo spazio e il tempo contemporaneamente. Futuro e Passato sono un fiume che scorre nello stesso letto. E se è vero che si tratta solo di amministrare un consiglio, crediamo che lo possa fare solo chi avverta e sappia far vivere un mito che dura da millenni. Non so se accadrà. Ma se accadrà dovremo dimostrare di esserne all’altezza. All’altezza del mito.